Da una quindicina
di anni anche in Italia si sta diffondendo la consapevolezza di quanto sia
meglio scorporare l’apprendimento della lingua parlata dallo sviluppo del
bagaglio culturale, in quanto, ciascuno, se carente, funge da limite allo
sviluppo dell’altro.
Per lo sviluppo
culturale del bambino e per la salute mentale di tutti, è preferibile avviare
il bambino sordo, la sua famiglia e i suoi insegnanti verso una situazione di
bilinguismo, attraverso un rapporto costante con adulti sordi preparati e con
la comunità dei sordi in generale, che garantisca, attraverso la lingua dei
segni, il pieno sviluppo linguistico, cognitivo ed affettivo del bambino e lo prepari
ad affrontare la scelta dell’iter scolastico sulla base delle proprie
inclinazioni, grazie anche alla possibilità recente di ottenere interpreti a
scuola. Per ottenere i migliori risultati possibili nell’apprendimento dell’italiano
parlato e scritto è preferibile insegnarlo come seconda lingua, via via che il bambino
cresce e che mostra interesse per la conoscenza del sistema di comunicazione utilizzato
dalla maggioranza delle persone care che lo circondano.
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