sabato 14 aprile 2012

LIS: LA LINGUA ITALIANA DEI SEGNI


Di fronte alla difficoltà comunicativa che le persone sorde riscontrano sin dai tempi antichi, si è creata una lingua di segni, con la sua struttura ed identità propria. La LIS è uno strumento di comunicazione efficace e viste le difficoltà di accesso alla lingua orale, i sordi hanno bisogno di interpreti che facciano da ponte con la comunità udente. Così si riesce ad ottenere che la partecipazione di queste persone alla conversazione non sia marginale e che si prospetti una vera integrazione che potenzi la loro autonomia. 

La lingua dei segni significa tanto per le persone non udenti, perché forse è l'unica lingua fluida e naturale che possiedono, così come la lingua orale per gli udenti. Tradizionalmente la lingua di segni era considerata mimo o pantomima, ma se così fosse, le persone che non conoscono questa lingua riuscirebbero a capire senza alcun problema le persone sorde all'interno dei loro scambi comunicativi.  Altro stereotipo molto diffuso è quello di credere che la lingua di segni abbia un carattere universale, ma non è così, ci sono molte differenze da un Paese all'altro, anche all'interno di uno stesso paese è possibile riscontrare alcune differenze. Le diverse lingue dei segni presentano lessico, morfosintassi e chirologia diverse l'una dall'altra. Così come le persone udenti non si stancano di usare la lingua o le labbra, le persone sorde non si stancano di parlare con le mani. E i sordi hanno la fama di parlare tanto fra di loro. 

Come nella lingua orale ci sono delle strutture e delle regole grammaticali, anche nella LIS avviene lo stesso e parliamo infatti di: configurazione o posizione che la mano adotta nella realizzazione dei segno; luogo dove si realizza il segno; movimento effettuato; componenti non manuali, come l'espressione facciale o il movimento delle labbra.  Le lingue orali non si possono paragonare alle lingue dei segni, in quanto non possono essere analizzate nella stessa maniera due lingue che hanno un metodo di espressione e comprensione talmente diversi. Nelle lingue dei segni sono importanti i messaggi visivi, gestuali, simultanei e spaziali, mentre per le lingue orali sono più importanti i segnali acustici, vocali, temporali e lineari. D'altra parte le lingue dei segni non sono qualcosa di fisso e stabile, ma una cosa che si trasforma nel tempo, dando luogo a nuovi segni per riferirsi a nuovi concetti.  Tanti udenti si domandano perchè non si unificano le diverse lingue dei segni e se ne crei una universale; questo non è possibile perchè le lingue dei segni sono idiomi e dipendono dalle culture in cui si sono sviluppate, hanno acquisito direzioni diverse, pertanto risulterebbe difficile unificarle. I linguaggi orali tentarono questo con l'esperanto, ma fino ad oggi non ci sono stati risultati apprezzabili.

martedì 10 aprile 2012

CHE COS'E' LA SORDITA' E COME COMUNICARE CON I SORDI

Parlando di linguaggio dei segni ritengo opportuno fare una precisazione in merito ai disturbi dell'udito. Ve ne sono di vario tipo e di diversa gravità, ma tutti in un modo o nell'altro costituiscono e generano problemi nella capacità comunicativa del soggetto portatore di tale disagio. Voglio quindi qui di seguito illustrarvi che cos'è la sordità e quali sono le regole principali per poter meglio comunicare con i sordi.

La sordità è la riduzione più o meno grave dell’udito. Si distinguono quattro gradi in relazione all’entità della perdita uditiva espressa in decibel (la classificazione è del Bureau International d’Audiophonologie);
- lieve con soglia tra 20 e 40 decibel
- media con soglia tra 40 e 70 decibel
- grave con soglia tra 70 e 90 decibel
- profonda con soglia uguale o superiore ai 90 decibel
All’interno della sordità profonda c’è ancora un’ulteriore suddivisione:
- 1° gruppo: sordità con curva pantonale che abbraccia tutte le frequenze tra i 125 e i 4000 Hertz all’intensità di 90 decibel;
- 2° gruppo: sordità con curva dai 125 ai 2000 Hertz all’intensità uguale o maggiore di 90 decibel;
- 3° gruppo: sordità con curva detta a virgola dai 125 ai 1000 Hertz ad intensità maggiore ai 90 decibel.
Le sordità gravi e profonde sono quelle in cui non c’è percezione del parlato, neppure se l’interlocutore si trova a 20/30 centimetri e parla a voce molto alta; quelle in cui la stessa protesizzazione viene fatta in modo precoce perché aiuta il bambino nel controllo dell’intonazione della voce e nell’apprendimento vocale, ma non rende migliore la ricezione del suono a livello di intensità.
In questi tipi di sordità il bambino impara a parlare solo se viene sottoposto ad una terapia logopedica e quanto più l’educazione è stata precoce, tanto maggiori sono le possibilità di avere risultati accettabili, ma non bisogna mai dimenticare che spesso non si arriva ad una competenza linguistica completa.
Gli studi clinici, che riportano casi di bambini-lupo abbandonati a se stessi , indicano che dopo i 12 anni è molto difficile apprendere il linguaggio; mentre l’età cruciale per ottenere buoni risultati è tra 0 e 4 anni, quando il bambino udente acquisisce le strutture fondamentali della lingua a cui è esposto.

Alcune regole da tenere a mente per facilitare la counicazione con i sordi:

1. Per consentire al sordo una buona lettura labiale la distanza ottimale nella conversazione non deve mai superare il metro e mezzo.
2. La fonte luminosa deve illuminare il viso di chi parla e non quello della persona sorda: bisogna parlare con il viso rivolto alla luce.
3. Chi parla deve tenere ferma la testa.
4. Il viso di chi parla deve essere al livello degli occhi della persona sorda.
5. Occorre parlare distintamente, ma senza esagerare. Non bisogna in alcun modo storpiare la pronuncia. La lettura labiale infatti si basa sulla pronuncia corretta.
6. Si può parlare con un tono normale di voce, non occorre gridare. La velocità del discorso inoltre deve essere moderata: né troppo in fretta, né troppo adagio.
7. Usare possibilmente frasi corte, semplici ma complete. Non occorre parlare in modo infantile. Mettere in risalto la parola principale della frase. Usare espressioni del viso in relazione al tema del discorso.
8. Non tutti i suoni della lingua sono visibili sulle labbra: fare in modo che la persona sorda possa vedere tutto ciò che è visibile sulle labbra.
9. Quando si usano nomi di persona, località o termini inconsueti, la lettura labiale è molto difficile. Se il sordo non riesce, nonostante gli sforzi, a recepire il messaggio, anziché spazientirsi, si può scrivere la parola a stampatello. Oppure usare, se la si conosce, la dattilologia (l’alfabeto manuale).
10. Anche se la persona sorda porta le protesi acustiche, non sempre riesce a percepire perfettamente il parlato. Occorre dunque comportarsi seguendo queste regole di comunicazione.
11. Per la persona sorda è difficile seguire una conversazione di gruppo o una conferenza senza interprete. Occorre quindi aiutarlo a capire almeno gli argomenti principali attraverso la lettura labiale, trasmettendo parole e frasi semplici e accompagnandole con gesti naturali