giovedì 19 aprile 2012

LA LIS E GLI UDENTI

Per troppo tempo gli udenti hanno ignorato la comunicazione dei sordi o l'hanno guardata con superficiale curiosità; dall'altra parte, i sordi, considerando il proprio codice segnico una sorta di «lingua privata», da usare in circoli chiusi, non l'hanno mai condiviso con gli altri. Questa situazione sta cambiando: gli udenti, sollecitati anche da film e da libri sull’argomento, hanno capito che i sordi, muovendo da una gestualità tutto sommato rozza hanno tratto, attraverso un processo di raffinamento e di trasformazione, un codice linguistico elaborato e ricco. A questo punto, per gli udenti, imparare una lingua come la LIS è uno speciale modo di imparare una «lingua straniera» del tutto particolare. Dall'altro lato, i sordi finalmente, nel momento in cui hanno «scoperto» la propria lingua, hanno maturato anche il desiderio di diffonderla. Come risultato augurabile, il mondo dei sordi e quello degli udenti, tradizionalmente separati, possono trovare qui qualche nuovo argomento per rimettersi in contatto.

La lingua italiana dei sordi usata da tempo, in numerose varianti, dai sordi italiani, ha stentato a trovare una consapevolezza sufficiente presso la comunità dei suoi utenti. Se si escludono alcuni brevi scritti a proposito dei segni (di autori sordi) prodotti verso la metà dell'Ottocento, la comunità dei sordi ha adoperato il suo codice segnico senza la coscienza che si trattasse di una lingua. In ciò probabilmente si avvertivano anche gli effetti dello stigma che esso subiva da parte degli educatori, e in conseguenza di tutti gli altri. Non era, questo uno svantaggio da poco: è ben noto che la coscienza che una comunità ha della sua lingua contribuisce anche allo stabilizzarsi della lingua stessa. Quando invece di una lingua esista un dizionario o una grammatica che i suoi utenti naturali (ma anche gli altri) possano adoperare, essa diventa più stabile e più consapevole, si definisce. La mancanza di coscienza, unita alla testarda discriminazione sociale che la LIS ha sofferto, ha determinato la sua instabilità e la sua scarsa standardizzazione.

Lo studio della lingua dei segni da parte delle persone udenti non deve essere intesa come una raccolta di curiosità, ma come un modo per scoprire come la conoscenza si organizza linguisticamente a partire da un senso diverso dall'udito: la visione. I sordi offrono agli udenti la chiave per entrare in una genealogia semiotica diversa da quella delle lingue verbali: l'organizzazione strutturale della LIS, pur basandosi sugli stessi principi della lingua verbale (come, ad esempio, l'articolazione), ha scelto strade diverse per la sua architettura. E' una lingua che opera non solo nel tempo, ma anche e specialmente nello spazio, e in questo senso permette straordinarie forme di «messa in scena» espressiva, alle quali la lingua verbale può solo approssimarsi. Queste proprietà non possono non dire qualcosa a tutti coloro che si occupano delle tecniche di cui l'uomo si serve per formare i significati e dar loro espressione. In effetti, l'interesse verso le lingue segniche si' è gradualmente allargato: dopo alcuni importanti studi italiani che hanno messo in luce diversi aspetti della straordinaria complessità di queste lingue, di LIS hanno cominciato ad occuparsi in parecchi, a cominciare dai linguisti.