giovedì 26 aprile 2012

APPROCCIO SOCIO-EDUCATIVO ALLA PATOLOGIA E IMPORTANZA DELLA LIS


Dall’attuazione della legge 517, nasce l’acceso dibattito sull’efficacia o meno del linguaggio dei segni da adottare a scuola in presenza di altri studenti non sordi. La discussione coinvolge vari aspetti e punti di vista, ma la considerazione che in questo contesto è opportuno fare riguarda l’educazione, prima che dei sordi, degli udenti che assistono ed interagiscono con i sordi stessi. La lingua dei segni pur avendo la denominazione di lingua vera e propria, ancora oggi non viene regolarmente utilizzata nell’istruzione dei bambini sordi. Le motivazioni possono essere rintracciate nella scarsità di competenza e conoscenza, da parte soprattutto dei genitori stessi di questi bambini, sia della LIS sia dei metodi riabilitativi che possono e devono, in molti casi, essere applicati per diminuire l’handicap, metodi che esulano dalla protesizzazione o l’impianto presso i centri diagnostici specializzati.

I soggetti coinvolti, non potendo esprimersi nella forma comunicativa che viene loro spontanea, molto spesso subiscono importanti traumi nella delicata fase dello sviluppo delle loro abilità cognitive, linguistiche e sensoriali, con possibili ricadute psicologiche che danno vita a comportamenti quali impulsività, iperdipendenza, bassa autostima, aggressività. Per abbattere queste barriere linguistiche e principalmente psicologiche, come dimostrano gli studi neuro-psichici, è necessario mutare l’approccio socio-educativo nei confronti dei non udenti a partire dal contesto familiare di riferimento. Attuare nuove strategie comunicative per impedire il manifestarsi dell’isolamento, come rifugio dalle difficoltà, può costituire un punto di partenza notevole. La sordità, infatti, non è una malattia incurabile, tutt’altro, è una diversità che può diventare un’occasione di arricchimento culturale per il sordo stesso e per il contesto socio-culturale in cui interagisce, un’opportunità di crescita e confronto fra esperienze diverse in cui ritrovare la vera identità linguistica e personale di queste persone, il silenzio come strumento di comunicazione attraverso i gesti. Studi autorevoli hanno dimostrato che la capacità dei bambini sordi di apprendere una lingua vocale-acustica è maggiormente facilitata se intervengono due fattori principali: la libertà del bambino di utilizzare la lingua dei segni quale forma di potenziamento della sua capacità di apprendimento delle categorie grammaticali fondamentali ed il contatto quotidiano con la lingua vocale da apprendere nel contesto familiare e scolastico in cui interagisce.

L’utilizzo della lingua dei segni non deve, però, diventare motivo di emarginazione o ghettizzazione della comunità dei sordi nei confronti degli udenti non praticanti la LIS, viceversa deve sensibilizzare specialisti, interpreti e docenti a diffondere tale lingua, promuovendo dei corsi di insegnamento rivolti ai normoudenti, come forma di integrazione e interazione.